Caputo: «Morrone vuol dire lealtà. Da noi un altro calcio è possibile»
Il giorno dopo la promozione in Eccellenza, a fare il punto della situazione è il direttore comunicazione e marketing Marco Caputo, nonché vicepresidente della Morrone Academy. «Non dimenticheremo mai questa stagione: le emozioni, le sensazioni, le immagini resteranno con noi per il resto della vita - dice ancora visibilmente emozionato - Anche quest’anno siamo arrivati primi e siamo noi i campioni. Vincere non è mai facile, ma questo trionfo ha un sapore diverso dagli altri a prescindere dalla categoria guadagnata. Abbiamo lottato dentro e fuori dal campo, professando sempre i concetti di lealtà e sportività perché crediamo realmente che un altro calcio sia possibile».Caputo approfondisce il concetto e allarga gli orizzonti della dirigenza. «Qualche tempo fa mi esposi dicendo che le squadre vincono le partite, le società vincono i campionati. A distanza di tempo, ritengo che fotografia migliore non potesse essere scattata. Abbiamo iniziato a pianificare la nuova stagione da due mesi, quando il club ha rinnovato la fiducia al tecnico e al ds. La nostra gestione è maniacale e minuziosa. Ieri, durante i festeggiamenti, c’era chi non faceva altro che parlare del prossimo luglio e di come poter migliorare ancora. Essere una famiglia dove ognuno ha compiti specifici e rispetta la professionalità altrui, fa realmente la differenza come l’ispirarci a sodalizi più grandi di noi».Uno dei quattro proprietari del club poi ripercorre la cavalcata che ha portato Ferraro e compagni in Eccellenza. «E’ stato un campionato difficile, lungo, sofferente - dice - Non c’è soddisfazione più grande di non dover ringraziare nessuno ma solo noi stessi. I ragazzi hanno lottato per dimostrare chi era la squadra più forte e ci sono riusciti ribadendo quanto il campo aveva già espresso tre settimane fa. Il momento più bello è stato al minuto 92 di Amantea-Morrone. Era appena arrivata la notizia del gol di Renato Prete al Sambiase e il nostro conseguente sorpasso sui giallorossi. In quel momento abbiamo realizzato che tutto sarebbe stato nelle nostre mani e che ci eravamo ripresi ciò che ci avevano tolto ingiustamente».«Qui da noi c’è sempre poco tempo per festeggiare, però, - chiude Caputo - Giocare e far parte della Morrone significa non accontentarsi mai. Ad maiora!».