Morrone, parla lo staff di mister Infusino: «Tra di noi c'è il massimo affiatamento»
Sono il vero e proprio motore della Morrone, anche se lavorano dietro le quinte. Tutto quello che fanno magari non è visibile all’esterno, ma senza di loro la “macchina” granata non sarebbe sicuramente la stessa. Stiamo parlando dello staff tecnico della prima squadra: l’allenatore in seconda, nonché tecnico della Juniores, Giuseppe Verduci, il preparatore atletico, Gianmarco Manna, ed il preparatore dei portieri, Isidoro Marchese. Oggi, per una volta, tocca a loro stare sotto i riflettori.
Iniziamo con mister Verduci. Lei svolge da due anni un ruolo importantissimo essendo il vice di mister Infusino. Come porta avanti il suo compito e quali differenze ci sono con il settore giovanile dal quale proviene? «Se il mio ruolo è importante o meno non spetta a me dirlo. Per ciò che concerne le differenze ritengo siano minime perché molti sono cresciuti qui da noi ed esiste quindi un rapporto che va avanti da anni. C’è da perseguire, a differenza dell’Under 17, un obiettivo che è il risultato sportivo». Tra i giovani che guida nella Juniores, quanti sono, senza fare nomi, quelli pronti a dire la loro anche con i “grandi”? «Ci sono almeno quattro o cinque profili che potranno rappresentare il futuro della Morrone. A loro disposizione c’è uno staff qualificato e che sta sul pezzo, quindi non hanno motivi per non migliorare ed essere pronti anche per altri palcoscenici».
Continuiamo con il preparatore atletico Gianmarco Manna. Un professionista che è praticamente dal primo giorno della sua rinascita nella Morrone. Cosa è cambiato all’interno della società in questi anni? «Da subito l’organizzazione societaria, all’epoca con una formazione differente dall’attuale che ne ha però ereditato il nucleo storico, puntò su un metodo innovativo di fare calcio dilettantistico in Calabria. In Terza Categoria c’era già un’organizzazione da professionisti che dava la possibilità ai tesserati di esprimersi al meglio. Con la fusione con la Popilbianco, le mission sono differenti. Una su tutta: il settore giovanile funge da serbatoio per la prima squadra». Com'è cambiata con il tempo la preparazione atletica? «La preparazione atletica è cambiata in maniera considerevole. Fino a qualche tempo fa si utilizzavano metodologie ereditate da atletica e pesistica, oggi non più. Alcuni principi, tuttavia, varranno sempre. Noi abbiamo scelto un approccio misto. Partiamo con un lavoro a secco aspecifico per poi lavorare con il pallone. Lavoriamo con la variazione dello stimolo, vale a dire fornire il più possibile input all’atleta. E’ chiaro che influiscono anche le varie fasi della stagione» Solo considerando l'aspetto fisico, chi sono i calciatori passati dalla Morrone che come parametri avrebbero potuto giocare anche nei professionisti? «Dal punto di vista fisico ci sono stati grandi elementi. Agli albori Bacilieri, Granata e Casciaro che provenivano da esperienze in settore giovanili importanti. Marchio dal punto di visto fisico aveva un impatto devastante, mentre Luca Ferraro era completo. Oggi qualcuno come Nicoletti o Trombino può aspirare a quei livelli, con l’ambizione di militare tra i professionisti».
Chiudiamo con il preparatore dei portieri, Isidoro Marchese. Anche per lui, dopo gli anni a difendere i pali tra le altre di Cosenza, Rossanese, Luzzese e Scalea, una seconda parte di carriera ad allenare i portieri della società granata: «E’ il mio quinto anno alla Morrone, mi trovo benissimo fin dal primo giorno. Con ogni allenatore c’è sempre stato massimo rispetto dei ruoli e stima reciproca. Negli anni la società è sempre cresciuta e migliorata. Come staff abbiamo gradualmente indicato i miglioramenti opportuni da apportare e il club ci ha sempre dato lo stile da rispettare. Sia dentro che fuori dal campo o, peggio, sui social». Andreoli è ormai una sicurezza nel ruolo ed è quasi obsoleto parlarne. Ma dietro a lui come cresce anche il giovane Farina. «Andreoli per me è il più forte della categoria. Glielo dico ogni giorno non per stimolarlo, ma perché è la verità. Ha doti tecniche e umane fuori dal comune, ma ha dei limiti come tutti. Se riuscisse a limarli, anche a 29 anni, farebbe altri 10 anni come si suol dire con “la sigaretta in bocca”. Il suo vice Luciano Farina è un ragazzo su cui sto lavorando da due stagioni. E’ cresciuto tanto e migliora a vista d’occhio, potrebbe essere il pipelet del futuro per la Morrone. Negli ultimi mesi, in particolare, grazie al lavoro in tandem con Elio ha raggiunto traguardi importanti. Ci tengo a sottolineare che abbiamo collezionato anche 8 clean sheet in 20 giornate di campionato. Per una squadra così giovane è davvero una bella soddisfazione».
Infine la stessa domanda per tutti e tre. Il feeling con lo staff è fondamentale. Come organizzate il lavoro settimanale con mister Infusino e gli altri preparatori ed allenatori?
Verduci: «Fra di noi c’è grande affiatamento. Lavoriamo in sintonia e armonia, ma ciò è agevolato dal rapporto che ho con Infusino nella quotidianità. E’ un clima sereno, genuino che di riflesso garantisce tranquillità ai calciatori nello spogliatoio»
Manna: «Prima cosa di tutto, lo staff della Morrone è una grande famiglia. Io e Infusino siamo insieme dall’inizio, Marchese poco dopo e anche Verduci è uno di noi. Siamo affiatati e concordiamo gli allenamenti. Simuliamo spesso una settimana tipo, differenziato chiaramente in base alle singole esigenze dei calciatori. Cerchiamo anche di ricercare stimoli differenti con lavori che attirino l’attenzione del gruppo. La seduta sacra è il mercoledì, con quella che il gruppo chiama “navetta day” dove l’intera sessione è incentrata su aspetti neuromuscolari o di forza. Introducono l’amichevole del giorno dopo».
Marchese: «Ci conosciamo da 5 anni con Paolo e Gianmarco, ma anche con gli altri il rapporto è fantastico. Sappiamo bene come ragionare. Verduci ha portato quel tocco in più di esperienza che è importantissimo. La cosa bella è il confronto su ogni cosa che c’è. Ci confrontiamo sulla formazione, su chi schierare, sull’avversario. Senza alcuna differenza di ruolo o di gerarchia. Penso che i risultati siano l’effetto tra la squadra e la società. Ci meritiamo un 10 in pagella».