D'Acri, giovane già esperto: «Alla Morrone cambiano gli uomini ma mai l'affiatamento»

Si può essere considerati tra i più esperti di una squadra se si hanno solo 21 anni? La risposta è sì se il tuo nome è Pierfrancesco D’Acri. Il terzino della Morrone infatti è al quarto anno in maglia granata. Un’esperienza iniziata nella cavalcata vincente di Promozione (2018/2019), andata avanti nei due campionati di Eccellenza interrotti dal Covid e proseguita quest’anno.

Quarto anno alla Morrone per lei che, nonostante sia un classe 2001, è quasi un veterano per così dire, della squadra e della categoria. Sta trovando buona continuità di impiego. Se l'aspettava? E com'è il livello del campionato di Eccellenza quest’anno?
«Soprattutto nel girone di ritorno sto trovando buona continuità. All’andata invece ho avuto qualche problemino fisico di troppo e giustamente il mister non poteva inserirmi moltissimo in una squadra che stava facendo ben. Per quel che riguarda il campionato, devo dire che il livello, in confronto agli altri anni, per quello che ho visto io, si è abbassato di parecchio. Anche se ci sono sempre squadre che fanno un bel calcio ed il torneo resta molto combattuto».

Che tipo di rapporto hai in campo con i suoi compagni di squadra?
«Siamo un tutt’uno. Senza prime donne. Ed è quello il bello. Non c’è nessuno che vuole prevalere sugli altri, ci aiutiamo sia in campo che fuori ed anche calcisticamente, c’è sempre grandissima disponibilità da parte di tutti».

Nel suo ruolo, quello di terzino, servono tanta corsa, ma anche intelligenza. Qual è la sua caratteristica migliore in campo?
«Penso che l’essere sempre concentrato, anche nei momenti di grande pressione, è sicuramente il mio punto di forza. Provo a trasmettere la mia tranquillità di quei momenti anche ai miei compagni di squadra. Poi è ovvio che ci sono tantissime cose nelle quali, al contrario, ancora devo e posso migliorare».

Il rapporto con mister Infusino. Lui è uno che punta tanto sui giovani. Le raccomandazioni che le fa prima di scendere in campo quali sono?
«Se stiamo facendo questo tipo di campionato, quando in pochi puntavano sulla Morrone in estate, lo dobbiamo moltissimo al mister. Ed è un suo grande merito l’aver puntato così tanto sui giovani. A me dice semplicemente di giocare come so. Tra di noi c’è piena fiducia e sintonia».

Lei è nello spogliatoio della Morrone da un bel po'. Com'è cambiato il gruppo nel tempo e con chi ha legato di più?
«I calciatori sono cambiati negli anni, è vero. Ma quello che invece non è mai cessato è stato l’affiatamento tra noi. E soprattutto quest’anno penso che si sia visto anche in campo tutto questo. Altrimenti non avremmo potuto raggiungere certi risultati. Personalmente ho legato moltissimo con il mio “rivale” Michael Salerno. Ci sentiamo sempre anche fuori dal campo, ci scambiamo messaggi e siamo molto amici. Lui è più giovane di me e quindi provo, per quel che posso, a dargli consigli nonostante, molto spesso, se gioca lui non gioco io. Ma chi gioca è secondario. L’importante è che la squadra faccia bene».

Il suo futuro come lo immagina? Ancora in un campo di calcio o altri progetti nella vita?
«Il calcio è sempre stato qualcosa di fondamentale nella mia vita. Non sarà mai solo un hobby. Curo anche la mia alimentazione per fare sempre meglio in campo. Quindi il mio obiettivo è continuare a giocare e fare sempre meglio».